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Nella Regione Puglia —ad esempio— una legge ad hoc stabilisce un contributo erogato tramite bando pubblico per la predisposizione del progetto di comunità energetica e di tutta la documentazione necessaria nelle fasi preliminari di costituzione.

 

In Campania —invece— un buon esempio è quello di San Giovanni a Teduccio, quartiere di Napoli dove attraverso una partnership tra Legambiente, Fondazione Famiglia di Maria e 40 famiglie vessate da situazioni di estrema povertà, è nata la prima comunità energetica solidale dItalia.

 

«Limpianto di produzione da 53 kw è dislocato sul tetto della Fondazione per il Sud e lenergia è condivisa dalle famiglie: nellarco di 25 anni si calcola che il totale degli incentivi ricevuti, detratte le spese di gestione, ammonterà a circa 250 mila euro» calcolano gli specialisti di EnergRed.com.

 

Poi ancora ci sono comunità energetiche in Sicilia a Ferla, incantevole borgo campione di sostenibilità in provincia di Siracusa, dove è nata la prima comunità energetica dell’Isola, ed a Sferro (Catania); in Sardegna a Nule (Sassari), a Villanovaforru (Cagliari) ed a Ussaramanna (Medio Campidano); in Basilicata a Tito (Potenza); in Puglia a Melpignano (Lecce).

 

E che dire dell’Abruzzo? Qui, nel comune di Villetta Barrea (L’Aquila), nel cuore del Parco Nazionale, EnergRed.com è scesa in prima linea con il primo progetto italiano di «comunità a impatto energetico quasi zero», andando a riqualificare una piccola centrale idroelettrica grazie ad una collaborazione pubblico-privato.

ENERGRED: LA RICCHEZZA DEL SUD È NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA,VERO EQUILIBRIO DELLA COMPETITIVITY.

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30/08/2021

ATTUALITÀ

di Redazione

 

Nel Sud Italia sono già molte le esperienze che conciliano esigenze green e bisogni sociali. A metterlo in evidenza è EnergRed.com, E.S.Co. impegnata nel sostenere la transizione energetica delle pmi italiane, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili e sul solare fotovoltaico.

 

Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia sono le prime regioni a sostenere, anche con provvedimenti normativi ad hoc, produzione e consumo collettivo. «La legge base —la cui origine normativa risiede in una direttiva europea sulle rinnovabili— è la numero 8/2020, testo di conversione di un decreto che ha introdotto nel nostro ordinamento il concetto di autoconsumo collettivo e di comunità energetica» puntualizzano gli esperti di EnergRed (www.energred.com).

 

Ed è proprio la transizione energetica il grande tesoro del Sud, il fattore che renderà le aziende meridionali più competitive di quelle del Nord Italia dove si è invece verificata una vera e propria ecatombe di grandi imprese industriali, che non sono riuscite a saltare sul treno dell’«economia della conoscenza».

 

«Basata sulle risorse intangibili, sul know-how e sulle competenze distintive, la “conoscenza” —dal punto di vista aziendale— è una risorsa scarsa, che consente a chi la possiede di trarre un vantaggio competitivo» spiega Moreno Scarchini, ceo di EnergRed.

 

Ma è già dagli Anni Novanta del secolo scorso che il modello di crescita delle nostre aziende iniziava a perdere colpi, rendendo le nostre aziende inadatte a cogliere le opportunità che lo sviluppo dei servizi offriva alle economie più avanzate.

 

D’altra parte, il capitalismo familista che caratterizza le nostre imprese non ha fatto che aggravare la situazione, impedendo la crescita e lasciando le industrie più avanzate del Nord-Est in un ecosistema ormai compromesso, incapace di una vera transizione.

 

Una transizione oggi può invece avvenire nelle fortunate regioni del Sud dove la maggiore disponibilità di risorsa solare può rendere le aziende veramente competitive, se si riusciranno ad adottare i giusti modelli di sviluppo.

 

«Nonostante il forte rialzo dei prezzi dellenergia, nel Mezzogiorno quella prodotta da fonte solare ha fatto segnare un valore di 102 euro/MWh, nuovo minimo record di costo per le imprese» mettono in evidenza gli analisti di EnergRed.com.

 

Ma non solo, nel Sud Italia molte sono le leggi regionali che sostengono la costituzione di comunità di «prosumer», produttori-consumatori di energia generata da fonti rinnovabili.

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